about me

io e i miei bastoni di luca bolognese


Acquistati per seguire il costume dell’epoca o perchè si credeva avessero poteri “taumaturgici” e “medici”, nel tempo i bastoni hanno assunto funzioni e significati simbolici differenti a seconda di chi li ha “posseduti”. Il bastone è un accessorio che ha attraversato tutte le epoche storiche: vezzo aristocratico, per classi sociali elevate, segno di potere di re e regine, simbolo magico di chiromanti ciarlatani o di qualificati scienziati, segno religioso di identificazione per importanti cariche religiose, ma anche sostegno utile per malati o ausilio nei lavori di classi meno abbienti. Ogni epoca ci ha tramandato, grazie alla certosina raccolta di pochi eletti collezionisti, bastoni di ogni foggia e decorazione, che rivelano uno studio cromatico, materico e formale, talmente qualificato da competere con le più note opere d’arte che siamo soliti vedere nei musei delle nostre città. Collezionisti illuminati come Renzo Traballesi curatore anche di due importanti mostre che si sono tenute tra il 2006 e il 2007, a Siena e Milano, hanno alimentato in me il desiderio di approfondire questo argomento, che già da tempo mi affascinava. Grazie alla passione di un ristretto numero di persone ho potuto ammirare bastoni popolari, ma anche regali così magistralmente interpretati da manifestarne la loro storia in quel metro scarso di altezza, sia che l’autore fosse un umile contadino, un annoiato baleniere, o un abile artigiano al servizio di corte. Il bastone come accessorio complementare dell’abbigliamento decade agli inizi del XX sec finendo per diventare appannaggio solo di anziani e malati perdendo il suo intrinseco valore estetico- decorativo. Ai nostri tempi solo pochi eclettici artisti o visionari personaggi dello spettacolo, lo indossano. Per me che vivo in un’epoca che lo ha dimenticato da un centinaio di anni, nasce l’esigenza propositiva di reinterpretarlo con la mia personale sensibilità. Progettare un bastone, equivale a creare un abito, ma ha, anche, una valenza spaziale, soprattutto per me che sono architetto e designer e come tale affronto la sua ideazione. Per questo trovo il bastone, un elemento accessorio dal forte valore comunicativo, che ben si colloca tra i due settori, moda e design: indossare un bastone in relazione all’abito scelto, ma anche oggetto bello da vedere, riposto in un suo supporto nella sala dei ricevimenti del proprio appartamento. Bastone trade d’union tra la moda indossata e gli interni di una casa abitata, il segno distinguibile di chi comunica buon gusto. Per questo motivo ripropongo in questo libro 100 bastoni da me pensati e disegnati; alcuni di essi realizzati con aziende con cui collaboro quotidianamente nel mio iter lavorativo, altri realizzati con le mie stesse mani. Ognuno di essi rappresenta per me qualcosa di particolare, sono dei figli con una loro storia; dalla scelta del materiale al pensiero da cui nasce l’idea; ricordi che passeggiano con me, quando decido di indossarne uno per farmi accompagnare durante il mio lavoro, ma anche nelle mie giornate di relax. Passeggiare con un bastone, entrare in simbiosi con esso, tracciare delle immaginarie linee spaziali che servono anche a misurare il rapporto con gli altri. Il bastone come il linguaggio delle mani comunica sensazioni, decide accessi o nega permessi. Il bastone ha comunicato in passato ma può essere comunicazione nell’attuale. I miei bastoni sono l’esplicitazione del mio molteplice io attraverso le sue ricche espressioni decorative: il bastone può tornare senza dubbio a vivere ancora; in un epoca sopraffatta da ipertecnologia invadente, il bastone rappresenta per me la messa a terra del corpo umano, l’elemento conduttore di energia corporea al terreno; il ricordo palpabile del legame ancestrale dell’uomo alla terra. Non solo i piedi ma anche la mano con il suo bastone.



ME AMD MY CANES by luca bolognese


In the past canes had different functions and symbolic meanings according to who had them. Someone believed they had “thaumaturgical” or “medical” powers; other times people bought canes just to follow the habits of a certain epoch. The cane is an accessory which has crossed every historical epoch: aristocratic habit, for the upper classes, sign of kings’ and queens’ power, magic symbol of palmists, charlatans or skilled scientists, religious sign of identification for important religious charges, but it has also a useful help for sick or aid in works for the lower classes. Every epoch has bequeathed to us, thanks to a few eclectic collectors, lots of different types of canes, which reveal a deep study of the colour, of the material and of the shape. These canes can really compete with the most famous works of art that we use to see in the museums of our cities. The great collector Renzo Traballesi and two very important exhibitions which took place between 2006 and 2007 cured by him, have influenced me. Thanks to the passion of a few people, I could admire popular canes, but also the royal ones that were able to show their story just in one meter of height; and it is not important if the author was a modest farmer, a bored whaler or a skilled artisan of court. At the beginning of the XX century canes lost their decorative value to become only a help for sick and old people. Nowadays only a few eclectic artists or visionary big-names wear a cane. That’s why I decided to make a restyling of canes according to my sensibility. Designing canes is like creating clothes and it especially has a space worthiness for an architect like me. The cane is a very communicative object, which takes place between fashion and design very well: unnoticeable sign of who wants to communicate good taste. So, in this book, I suggest you about 100 canes designed by me; some of them are produced in collaboration with some companies; others are made with my own hands. Each cane has got a specific meaning for me, it is like a son with its own story, My canes are memories which are always with me; when I decide to wear one while I am walking or also during my rest days. Walking with a cane, being in confidence with it, drawing imaginary lines in the space that also define the relationship with other people. The cane is hands’ language and it communicates sensations, decides access or denies permissions. The cane communicated in the past, but it can be present communication. My canes, through their different decorations, express my several egos. Canes can still live. In an epoch overpowered by the hyper-technology the cane is like putting the human body on the ground; the conductor element of corporal energy to the ground; the concrete memory of an ancestral link between the man and the Earth. Not just feet, but also the hand with his cane..